Un momento intenso, pieno di quelle emozioni che stanno lì in fondo al cuore. Questo il dono ulteriore che Enzo Romeo, autentico pioniere del volontariato del sangue in Calabria e fondatore e storico presidente dell’Avis comunale reggina (la prima ad essere nata nel 1954 in questa regione) e dell’Aido, ha offerto ai tanti presenti, in occasione dell’incontro che ha preceduto l’intitolazione alla sua memoria della sala d’attesa dell’Unità di raccolta dell’Avis comunale di Reggio Calabria.
Gremita la sala “Gaetano Calipari” al momento degli interventi alla presenza dei familiari di Enzo Romeo, la moglie Lucia, i figli Patrizia e Antonio, che ha presieduto la sezione reggina fino allo scorso anno, i nipoti Vincenzo, Lucia ed Elisa, il genero Giuseppe e la nuora Anna, e la famiglia Avisina per la quale Enzo Romeo è stato e sarà sempre un padre di famiglia a cui guardare con affetto e fiducia.
Il 14 giugno, dal 2004 giornata mondiale del Donatore di Sangue in onore della scoperta dei gruppi sanguigni avvenuta nel 1900 ad opera del biologo austriaco Karl Landsteiner, nacque anche Enzo Romeo, riferimento per tutta l’Avis calabrese, persona che non potrà essere dimenticata. Una coincidenza che rende questa giornata doppiamente significativa per tutta l’Avis calabrese.
“La storia dell’Avis in Calabria è un tutt’uno con la storia personale e familiare di Enzo Romeo. Anche la mia storia dentro l’Avis è legata a lui. E’ stato un maestro dal quale ho sempre ammirato la dedizione e la dolcezza del suo mettersi al servizio degli altri. La sua figura e il suo esempio sono patrimonio per tutta l’Avis. Per questa ragione il presidente nazionale Alberto Argentoni non fa mancare in questa occasione un suo messaggio di affettuoso saluto alla famiglia di Enzo Romeo e all’Avis calabrese, definendo Enzo Romeo ‘un importante esempio per le giovani generazioni affinché intraprendano con amore la meravigliosa strada della dono di sé’”, ha dichiarato il consigliere nazionale, già presidente dell’Avis comunale di Reggio Calabria, Mimmo Nisticò.
“Enzo Romeo è stato una ispirazione costante, una guida appassionata e infaticabile. Promotore di battaglie per la firma della prima convenzione con l’azienda ospedaliera reggina, a lui si deve la rivoluzione culturale, condotta con il professore Domenico Comi, che rese agli occhi della comunità la donazione del sangue non solo un atto medico e tecnico ma soprattutto un gesto dal profondo significato civile e sociale. Per lui essere donatori equivaleva ad essere cittadini migliori. Un uomo ostinato e coraggioso, determinato al punto da apparire a volte anche burbero ed invece profondamente buono e di cuore”, ha dichiarato il vicepresidente vicario dell’Avis Calabria Paolo Marcianò.
“Per me è stato come un secondo papà. Non dimenticherò mai – ha sottolineato Myriam Calipari, presidente dell’Avis comunale di Reggio Calabria – il suo affetto, la sua lungimiranza, la sua capacità di coinvolgerci tutti nella vita dell’associazione e il suo contagioso entusiasmo. Fu lui ad incoraggiarmi a fare quel passo in più che da donatrice mi portò ad essere parte più attiva dentro l’Avis. A lui si deve la crescita della partecipazione delle donne alla vita associativa dell’Avis grazie anche all’intuizione di costituire, con Tania Franco, pure il gruppo di Donatrici delle cellule del Cordone ombelicale. Credo che Enzo Romeo, Domenico Comi e il mio papà Gaetano Calipari siano di nuovo insieme e che ancora oggi guidino i nostri passi”.
“Si affollano i pensieri quando ad essere ricordata è una persona come Enzo Romeo, un uomo di altri tempi, con una nobiltà d’animo unica. Un uomo che ha dedicato la sua vita alla crescita sociale e umana della nostra comunità. I suoi valori del volontariato e della cittadinanza attiva sono quelli che siamo chiamati a conservare nel cuore per trasmetterli a chi ci sta intorno, avendo piena consapevolezza che oggi, in una società massificata da falsi ideali, la scelta del volontariato è diventata particolarmente difficile. L’uomo Enzo Romeo è quanto di meglio la mostra associazione abbia potuto esprimere e i suoi insegnamenti devono diventare patrimonio di tutti”, ha sottolineato il presidente regionale Rocco Chiriano.
“Ogni vittoria ed ogni passo avanti compiuto dall’Avis è stato merito del suo impegno e della sua intuizione. Senza di lui nulla sarebbe stato possibile. Il testamento che ci lascia è quello di condividere e dedicare agli altri, i più bisognosi la nostra vita. Lui ci mancherà e la sua assenza risuonerà perché la vita insieme ad Enzo Romeo era piena. Noi dobbiamo dare seguito ai suoi insegnamenti, proseguire sulla strada da lui tracciata, con la stessa passione e gli stessi sani principi che lui ha incarnato, trasformando parole, visioni e speranze in azioni e fatti”, ha evidenziato il presidente dell’Avis provinciale di Reggio Calabria Antonino Posterino.
Toccante e commuovente il ricordo dei nipoti. Lucia ha condiviso la dolce dedica al nonno della sua recente laurea e Vincenzo ha parlato di un “nonno sempre vivo per noi, nell’amore di nonna Lucia, nella voce di papà, nella dolcezza di mamma, nell’irruenza di mia sorella Lucia e negli occhi della mia sorellina Elisa”.
“Il suo sorriso e la sua grande disponibilità rimangono nel mio affettuoso ricordo”, ha sottolineato il direttore dell’azienda ospedaliera “Bianchi-Melacrino–Morelli”, Frank Benedetto.
“Prezioso il suo contributo a rendere la nostra terra migliore”, ha concluso Giuseppe Bresolin, già direttore del servizio Immuno-trasfusionale degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria.
Nel 2013 Enzo Romeo aveva pubblicato il suo diario di vita, inestricabilmente legato alla vita dell’Avis in Calabria. Oggi quella testimonianza costituisce un testamento di valori per la famiglia avisina, chiamata a proseguire la sua opera, e per la cittadinanza chiamata a non ignorare la chiamata del fratello e della sorella sofferente. Per questo motivo una copia del libro, unitamente all’articolo a firma dell’omonimo nipote, intitolato “Mio nonno, un uomo”, è stata consegnata a tutti i presenti.
In esso Enzo Romeo scriveva: “Nel 1954 nasce l’Avis e propone con forza un’idea umanitaria che non è nella mente di nessuno. Propone un sacrificio personale in una società indifferente. In una società, che bada solo al proprio tornaconto, tesa ad arraffare quanto più è possibile, viene fuori un gruppo di idealisti che accoglie l’idea che nel ricco Nord d’Italia si è fatta strada dal 1927 in maniera quasi naturale. Ma da noi, in una società dove ogni individuo, per mancanza di spazio e occasioni, è costretto ad arrabattarsi alla meglio, magari a detrimento di qualche altro, affermare la supremazia del bene comune sul bene privato è un’impresa molto difficile. Eppure l’Avis ci riesce”.
Reggio Calabria 14 giugno 2018